venerdì, dicembre 08, 2006

venerdì, dicembre 01, 2006

Litvinenko, cinque 007 nel mirino - "Agenti deviati dei servizi russi"'


Lo rivela The Guardian, che cita fonti anonime impegnate nelle indagini a Londra Scotland Yard e intelligence al lavoro per ricostruire l'omicidio Litvinenko, cinque 007 nel mirino"Agenti deviati dei servizi russi"

Il ministro degli Esteri russo: "Finora a noi nessuna richiesta ufficiale da Londra"

Eseguita l'autopsia. The Independent ricostruisce gli ultimi movimenti dell'uomo


LONDRA - I sospetti sull'omicidio di Alexander Litvinenko si addensano su 5 agenti deviati dell'Fsb, i servizi segreti federali russi (prima Kgb). A sostenerlo è il quotidiano britannico The Guardian, che cita fonti anonime impegnate nelle indagini.
Oggi è stata effettuata l'autopsia sul corpo di Litvinenko, che dovrebbe fornire particolari più precisi sul decesso della ex spia. Una squadra di medici legali ha eseguito l'esame al Royal London Hospital, indossando tute speciali contro la radioattività. Litvinenko, morto a Londra il 23 novembre per avvelenamento radioattivo da polonio 210, dopo tre settimane di agonia, sarebbe stato insomma vittima di ex colleghi, avendo egli militato nell'una e nell'altra organizzazione prima di riparare nel 2001 in Gran Bretagna, dove ottenne prima asilo politico e poi la cittadinanza.
The Guardian sostiene che questo sarebbe il sospetto degli inquirenti britannici, tanto a Scotland Yard quanto nell'intelligence, che stanno cercando di ricostruire la dinamica conclusasi con la morte di Litvinenko. I cinque agenti deviati sospettati sarebbero "elementi corrotti", che avrebbero agito "illegalmente", anche se non è chiaro se essi siano tuttora in forza all'Fsb oppure ne abbiano fatto parte in passato, magari ancora di recente.
In particolare, afferma il giornale londinese, nel mirino ci sarebbero un gruppo di persone giunte nel Regno Unito pochissimo tempo prima che l'ex spia russa si sentisse male, cominciando il suo calvario, e ripartite subito dopo. La data cruciale è quella del 1 novembre, appunto il giorno in cui Litvinenko fu contaminato con il polonio e nel giro di poche ore accusò i primi sintomi della radioattività. Quel giorno a Londra si giocava un importante incontro di Champions League tra gli inglesi dell'Arsenal e i russi del Cska Mosca, per la cronaca terminato sullo 0-0.

Secondo il quotidiano i cinque misteriosi personaggi, approfittando della concomitanza con la partita, si sarebbero confusi tra i comuni appassionati di calcio per agire senza dare nell'occhio; raggiunto il loro obiettivo, sarebbero andati allo stadio a seguire la gara, e infine avrebbero lasciato il Paese indisturbati. Sembrerebbe invece escluso che l'apparato 'ufficiale' dello spionaggio russo sia direttamente implicato nel complotto; anche se una delle fonti riservate ha ribadito come un coinvolgimento di emissari dell'Fsb sia del tutto "probabile".
Un altro quotidiano londinese, The Independent, sostiene che Litvinenko è stato avvelenato nel sushi-bar di Piccadilly Circus. L'ipotesi era già quella più accreditata, ma a confortarla ulteriormente sarebbe adesso la ricostruzione da parte della polizia degli spostamenti compiuti quel giorno dall'ex spia russa. Litvinenko è stato seguito passo passo, da quando uscì di casa, nel nord di Londra, fino a quando arrivò nel ristorante, in centro città.
Tutti i luoghi per i quali passò sono stati analizzati per accertare la presenza di eventuali radiazioni, ma nessuno tra essi è risultatio positivo: e ciò indicherebbe appunto che, finchè non raggiunse il sushi-bar, il complotto per eliminarlo non era ancora giunto al momento decisivo. L'ex agente segreto sarebbe dunque stato contaminato all'interno del locale, oppure nelle immediate vicinanze. "Non capisco questo stillicidio giornaliero sulle indagini in corso e sulle domande da porre alla parte russa", ha commentato irritato il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov, in visita in Giordania. "La palla è nel campo britannico: quando saranno formulate e inviate a noi per i canali consueti domande concrete, le esamineremo.
Ma per ora non abbiamo ricevuto nessuna richiesta", ha concluso.

(1 dicembre 2006)

Scaramella contaminato dal Polonio 210

La notizia diramata da Sky News

La sostanza rinvenuta con un esame delle urine.
Il consulente della Mitrokin è indagato a Roma per violazione del segreto d'ufficio

LONDRA - Mario Scaramella è risultato «positivo al Polonio-210», secondo informazioni raccolte dalla tv di notizie non-stop Sky News.
La scoperta che l'ex-consulente della commissione Mitrokhin ha in corpo la micidiale sostanza radioattiva è stata fatta tramite un esame delle urine. A detta di Sky News la contaminazione è «rilevante». L'italiano è finora l'unica persona su cui sono state trovate tracce del polonio radioattivo usato per uccidere a Londra l'ex-spia del Kgb Aleksandr Litvinenko.

Scaramella ha incontrato Litvinenko il primo novembre in un ristorante giapponese di Londra ed è ritornato nei giorni scorsi in Gran Bretagna per sottoporsi a test di radioattività e per parlare con la polizia. Ieri si è appreso che Scaramella è indagato a Roma per violazione del segreto d'ufficio oltre che ha Napoli nell'ambito di un'inchiesta su un traffico d'armi.

01 dicembre 2006

mercoledì, novembre 29, 2006

Caso Litvinenko: radioattività su due aerei

Potrebbero aver trasportato il Polonio 210 usato nell'omicidio

Trovate a Londra tracce di lieve radioattività su due Boeing 767 della British Airways: in 33mila dovranno andare dal medico

LONDRA (GRAN BRETAGNA) -
Si allarga l'inchiesta sui luoghi contaminati a seguito dell'uccisione a Londra della ex spia russa Aleksandr Litvinenko assassinato con un particolare composto radioattivo il Polonio 210. «Tracce molto basse di una sostanza radioattiva» sono state trovate a bordo di due aerei della British Airways. Ne ha dato notizia un comunicato della compagnia di bandiera britannica.

La compagnia aerea ha dichiarato in un comunicato che tre B767 in servizio su rotte brevi sono stati messi fuori servizio per essere esaminati. I risultati iniziali hanno mostrato "deboli tracce di una sostanza radioattiva a bordo di due dei tre aerei", si legge nel comunicato.

I velivoli erano impiegati sulle tratte da Londra dirette a Mosca, Barcellona, Dusseldorf, Atene, Larnaca, Stoccolma, Vienna, Francoforte, Istanbul, Madrid.
In una nota diffusa sul suo sito web la compagnia aerea ha chiesto ai passeggeri in volo sulle tratte coinvolte tra il 25 ottobre e il 28 novembre di «contattare il servizio sanitario nazionale britannico. Si tratta di circa 33.000 passeggeri nelle ultime quattro settimane».
Si allarga quindi l'allarme per il rischio di contaminazione radioattiva a seguito della morte di Litvinenko.
Finora le ricerche di Scotland Yard lungo i percorsi seguiti da Litvinenko hanno permesso di trovare tracce di Polonio 210 in cinque punti di Londra:
l'ufficio londinese di Boris Berezovsky, il magnate russo amico dell'ex agente segreto;
gli uffici di una società, la Erynis, che si occupa di valutazione dei rischi;
il ristorante di sushi di Piccadilly dove alle 15 del primo novembre Litvinenko pranzò con Mario Scaramella e gli consegnò «documenti preoccupanti»;
il bar dove un'ora più tardi incontrò per affari due russi, Andrei Lugovoi e Dimitri Kovtun;
e la casa stessa dell'ex colonnello dell'Fsb.

29 novembre 2006

Spie e veleno - Morte a Londra

Spia uccisa, allarme radioattività Controlli su chi era nel sushi-bar

Gli inquirenti: dose di veleno monumentale, devono sottoporsi ad analisi.
L’intelligence indaga su trenta agenti russi a Londra sotto copertura

LONDRA — L’inchiesta per l’assassinio dell’ex colonnello del Kgb rifugiato a Londra si è trasformata anche in una gigantesca operazione di sanità nazionale. A tutti i cittadini che il primo novembre erano stati al ristorante di sushi Itsu a Piccadilly e al bar del Millennium Hotel di Grosvenor Square è stato rivolto un appello a mettersi in contatto con le autorità, a sottoporsi a controlli medici. Perché la dose di polonio 210 radioattivo usata per avvelenare Alexander Litvinenko era tanto massiccia da essere definita «monumentale » dai tecnici del ministero della Difesa. Chi era lì vicino potrebbe essere stato intossicato. Ieri notte è stato deciso che il locale di Piccadilly dev’essere completamente decontaminato.

L’MI5, l’intelligence britannica, sta cercando di individuare la trentina di spie con copertura diplomatica presso l’ambasciata russa. Lo scopo è verificare se qualche agente è scomparso subito dopo il 1˚ novembre, dopo aver saldato il conto con il traditore. Il polonio 210 può essere uscito solo da una centrale nucleare, è roba da servizi segreti come l’Fsb (nuovo nome del Kgb). Scotland Yard ha chiesto alle autorità russe di collaborare. Perché tutte le tracce portano a Mosca. Forse sono addirittura troppe, tanto che qualche cremlinologo avverte: «Putin non sarebbe mai stato così stupido». «Non è solo la Cia a fare errori», ribattono i colpevolisti.

Ci sono le stampate delle email che Mario Scaramella consegnò a Litvinenko al sushi-bar il giorno dell’avvelenamento. Parlano di un agente russo in missione a Napoli e di quattro nemici della Russia da uccidere. Ci sono i tre «uomini d’affari» venuti da Mosca «per vedere una partita di calcio » che incontrarono lo stesso giorno la vittima al Millennium Hotel.
C’è l’indagine che Litvinenko stava compiendo da solo sull’assassinio della giornalista Anna Politkovskaya. Da Israele arrivano le rivelazioni di Leonid Nevzlin, ex direttore generale della compagnia petrolifera russa Yukos, ora direttore del museo della Diaspora a Tel Aviv. Litvinenko era venuto da lui nei mesi scorsi e gli aveva consegnato dei documenti.
La pista Yukos fa pensare a una faida nel mondo degli affari miliardari degli oligarchi, come Boris Berezovskij, anche lui esule a Londra e protettore di Litvinenko da quando il colonnello aveva svelato un piano del Kgb per ucciderlo. Ma in questo gioco di matrioshke non si può dimenticare che i grandi gruppi industriali russi sono legati al Cremlino.

Torna a parlare anche Litvinenko. È spuntata un’intervista di pochi mesi fa in cui rivelava di essere stato negli anni ’90 i l vicecomandante di un’unità speciale dell’Fsb incaricata di «esecuzioni extra-legali di uomini d’affari e politici scomodi».
Luogo dell’incontro scelto anche allora dall’esule il sushi-bar Itsu di Piccadilly: forse chi lo ha avvelenato lo seguiva già. Sono filtrate indiscrezioni secondo cui il polonio sarebbe stato spruzzato con uno spray sul pesce ordinato da Litvinenko mentre il 1˚ novembre incontrava Scaramella. L’italiano ora vuol tornare a Londra, per parlare con la polizia e sottoporsi a test medici.

Alla finestra della casa della famiglia Litvinenko, sigillata dalla polizia scientifica, è rimasta appesa una bandiera inglese con la croce di San Giorgio, perché l’uomo fuggito dalla Russia era orgoglioso della sua vita da inglese e del passaporto britannico appena ricevuto.
In tv sono scorse immagini d’archivio di Alexander che giocava con il figlio Anatoly. Tutto struggente. Ma quello stesso padre tanto coraggioso da sfidare il Cremlino, era lo stesso uomo che quando era ufficiale dell’Fsb a Mosca aveva arruolato degli assassini per le «operazioni speciali». Per questo venne a sapere del piano per uccidere l’oligarca Berezovskij e lo fece fallire.

27 novembre 2006

L'ex agente del Kgb Gordievsky: il Polonio? Solo da un laboratorio di Stato

«Litvinienko ucciso con il tè, da ex colleghi»

«Hanno voluto punirlo per gli attacchi al Cremlino e per mandare un messaggio agli altri fuoriusciti»
LONDRA — In Occidente il colonnello del Kgb Oleg Gordievsky ci è arrivato nel bagagliaio di un'auto, nel 1985, «contrabbandato» dagli uomini dell'MI6 britannico per il quale aveva lavorato come agente doppio dal 1968.
Era l'anno in cui fu invasa la Cecoslovacchia e l'uomo «venuto dal freddo» ebbe una crisi di coscienza. Cominciò a passare informazioni e documenti agli inglesi.Continuò a fare carriera, fu promosso rezident del Kgb a Londra.
Finché qualcuno ebbe dei sospetti e lo richiamò a Mosca nella primavera del 1985. Il colonnello rimase freddo, rientrò in patria. Fu arrestato, interrogato, non cedette.
Rilasciato, ma tenuto sotto controllo, una mattina d'estate uscì per fare jogging, seminò «gli angeli custodi», prese un treno, arrivò alla frontiera finlandese. Si infilò nel bagagliaio di un'auto. Riemerse a Londra: rivelò i nomi di una settantina di spie sovietiche.
Non si sopravvive facendo il doppiogioco per vent'anni e per altri venti da esule se non si è una persona accorta.
Alexander Litvinenko, era amico di Gordievsky lo visitava spesso nella sua casa fuori Londra. Gli chiedeva consiglio. Lo trattava con «grande rispetto». Forse però non lo ha ascoltato abbastanza.Colonnello Gordievsky, qual è stato l'errore di Litvinenko? «Era convinto di poter identificare un pericolo a un chilometro di distanza, era esperto ma orgoglioso.
Il suo solo errore, ma grande, è stato di aver considerato i vecchi compagni dei tempi del Kgb come amici. Si sono presentati a Londra dicendo di essere diventati dirigenti di una società di sicurezza, per parlare di affari con Alexander. Lui stava cercando lavoro, perché aveva bisogno di denaro. Ma non ci si può mai fidare di chi ha fatto il nostro mestiere», dice Gordievsky, e sicuramente parla con cognizione di causa. Sa anche molte cose sui fatti di quel primo novembre, perché ne ha discusso con Marina, la vedova di Litvinenko.
Come è scattata la trappola? «Proprio perché lo conoscevano bene sapevano che Alexander non beveva alcol, non toccava nemmeno un goccio di birra, né in pubblico né in privato. Così hanno pensato al tè. Quello non l'avrebbe rifiutato. Era pronto quando è arrivato al bar dell'albergo».Quanti agenti operativi ci vogliono per un affare del genere? «La squadra dei sicari doveva essere composta di due, massimo tre elementi, perché non bisognava dare nell'occhio. Tutta gente che era stata in passato nel Kgb e aveva lasciato il servizio per darsi agli affari. Ma che quando riceve una telefonata sa di dover tornare al lavoro per i vecchi capi. Alexander avrebbe dovuto saperlo.
Ma andò all'appuntamento al Millennium Hotel ».Quanto tempo per preparare il piano? «In queste faccende si comincia da più di un anno prima dell'azione. La fase finale può durare tre, quattro settimane. E sul campo gli agenti che devono eliminare il soggetto restano tra i 2 e i 6 giorni. Il tempo per far entrare in Inghilterra la scatola speciale con la sostanza radioattiva».Perché è stato ucciso Litvinenko? «Per punirlo e per mandare un messaggio agli altri fuoriusciti a tenere la bocca chiusa. Anzitutto a Berezovskij».
Possono essere stati servizi autonomi dal Cremlino, servizi deviati come diciamo in Occidente? «Sciocchezze. Se si vuole il Polonio 210 radioattivo ci si deve rivolgere a un laboratorio nucleare, controllato dallo Stato, serve una regolare richiesta per linea gerarchica che deve salire fino ai livelli più alti del potere. Tutto è centralizzato in quel campo, non credete alle favole.
Per rendere utilizzabile la sostanza serve un lavoro complicato, hanno dovuto consegnare il materiale in un contenitore speciale, addestrare i sicari a usarlo, farlo arrivare sul posto. Roba che solo un'organizzazione che fa capo allo Stato può permettersi».Litvinenko durante l'agonia ha fatto il nome di Viktor Kirov, un agente con copertura diplomatica russa che ha lasciato Londra pochi mesi fa. «Un ufficiale di medio livello dell'Svr, il servizio segreto esterno.
Il suo incarico era di controllare Alexander, ma non di ucciderlo. Perché i suoi capi non avevano intenzione di rovinare i rapporti tra Russia e Gran Bretagna. L'ordine è partito dall'Fsb, il servizio interno. Loro non si interessano alle relazioni internazionali. Volevano vendicarsi e chiudergli la bocca».Perché l'hanno colpito solo ora, sei anni dopo la fuga? «Perché Alexander continuava a scrivere articoli contro di loro, contro Putin».
E lei come fa a sopravvivere? «Cerco di essere cauto, all'inizio ricevevo molti giornalisti, molte telecamere, anche della stampa russa. Poi ho capito che come minimo qualcuno era lì per controllarmi, per informarsi sulle mie abitudini. Ho smesso di essere così visibile».
In effetti questa intervista è il frutto di qualche cautela da parte del colonnello: ricevuta la telefonata del Corriere, Gordievsky l'ha ascoltata senza rispondere, registrandola. Poche ore dopo un «collega» sconosciuto ci ha contattati dicendo di aver avuto il numero da Gordievsky: «Un suo amico, giusto?».Veramente no, ma contatto stabilito.
Dopo poco ha squillato ancora il telefono: «Sono Oleg Gordievsky, mi voleva parlare?». Ci sarebbe da ridere, se all'obitorio non ci fosse un cadavere in attesa di autopsia.
29 novembre 2006

Londra, caccia al «terzo uomo» che incontrò Litvinenko e gli offrì il tè

Veleno e mistero, l'ex spia muore nella notte

I medici inglesi non sono riusciti a identificare la sostanza che alla fine ha ucciso l'esule che lavorò per il Kgb

(Ansa)
LONDRA (GRAN BRETAGNA) - Alexander Litvinenko, ex colonnello del Kgb rifugiato a Londra, è morto nella notte dopo tre settimane di agonia non solo fisica, tra accuse di avvelenamento rivolte al Cremlino e illazioni dei servizi segreti di Mosca arrivati a dire che era tutta una simulazione per danneggiare Putin. Scotland Yard definisce il caso «una morte inspiegata». Oleg Gordievsky, altro famoso ex agente sovietico passato all'Occidente, ribatte che invece «è tutto molto chiaro, si tratta dell'assassinio di un eroe della Russia e della Gran Bretagna, un esule diventato cittadino britannico ucciso sul suolo inglese da un servizio segreto brutale e corrotto».
Una sola certezza, chi lo ha avvelenato conosceva bene il mestiere: i medici inglesi in questi giorni hanno cambiato più volte la versione sulla sostanza tossica che ha bruciato uno ad uno gli organi vitali del paziente. Dal tallio si è arrivati a «un elemento solitamente usato per la chemioterapia».

L'ex agente russo, esule dal 2000 e cittadino britannico da un mese, si era sentito male la notte del primo novembre. Aveva pensato subito al veleno, alla vendetta moscovita perché era «un traditore» da quando nel 1999 denunciò la corruzione e le trame per giustificare la guerra in Cecenia dell'Fsb, il nuovo Kgb postcomunista.
Ma per due settimane mentre lui vomitava, gridava per il dolore e perdeva tutti i capelli non gli avevano dato retta. Ora Scotland Yard vorrebbe «ascoltare» le tre persone che hanno incontrato Litvinenko il 1˚ novembre, tra mezzogiorno e le tre.
L'italiano Mario Scaramella, con cui il russo pranzò in un sushi bar di Piccadilly. Ma soprattutto due personaggi venuti da Mosca e poi scomparsi. Uno è Andrei Lugovoy, altro ex colonnello dell'Fsb. Faceva parte del Nono Direttorato, quello che protegge le figure pubbliche. È così che conobbe l'oligarca Boris Berezovskij negli anni Novanta. A quei tempi Berezovskij era intimo del presidente Eltsin, fu mandato a negoziare con i guerriglieri ceceni.
All'avvento di Putin (ex capo del Kgb) cadde in disgrazia e fuggì a Londra, portandosi dietro molti amici, tra cui Litvinenko. Lugovoy restò a Mosca e fu arrestato, poi liberato diventò per vie misteriose ricco «uomo d'affari». Il 1˚ novembre chiamò il vecchio amico Alexander e gli diede appuntamento al bar del Millennium Hotel di Grosvenor Square.
Posto da milionari. Alexander andò all'incontro e trovò anche uno che non conosceva. In ospedale ha avuto la forza per dire che il terzo uomo era «sulla quarantina, alto, magro e taciturno» e si presentò solo come «Vladimir». E parlò unicamente per invitare con insistenza Litvinenko a bere una tazza di tè. Forse quella avvelenata.

Lugovoy ha fatto sapere che era venuto a Londra per vedere una partita di calcio. Un alibi che ricorderebbe quello della banda guidata da Vittorio Gassman nei Soliti Ignoti, se non fosse che nella commedia all'italiana non muore nessuno, mentre Alexander Litvinenko, 43 anni, lascia una moglie e un figlio piccolo. Del Terzo Uomo, Vladimir, a quanto pare non si sa nulla di più. La sezione antiterrorismo di Scotland Yard e l'MI5 per dargli un volto controllano i filmati delle telecamere a circuito chiuso di Grosvenor Square, una delle piazze più controllate di Londra: c'è l'ambasciata- fortezza degli Stati Uniti su un lato e quelle italiana e canadese sull'altro. In mezzo l'Hotel dell'ultimo tè.
Dopo la sosta al Millennium Hotel e l'incontro a Piccadilly quel pomeriggio Litvinenko ricevette un passaggio in auto verso casa da un altro amico, Ahmed Zakayev, ex dirigente ceceno entrato nella corte londinese di Berezovskij. «Sasha (diminutivo di Alexander, ndr) era eccitato, diceva che i documenti che gli aveva consegnato l'italiano contenevano i nomi degli assassini della giornalista Anna Politkovskaya», dice il ceceno.
Un gioco di matrioske russo-cecene che racchiuderebbe gli ex colleghi moscoviti denunciati da Litvinenko. Dall'Svr, il servizio segreto russo per le operazioni all'estero, rispondono che «Litvinenko non conta niente per noi, certo non era il bersaglio per il quale rovinare le relazioni con Londra».
E anche questo ha una logica. Dal passato riemerge Vladimir Bukovskij, il neurobiologo finito in un gulag sovietico per aver rivelato l'uso del manicomio per i dissidenti. Nel 1976 Mosca lo scambiò con un leader comunista cileno, approdò a Londra. Amico di Litvinenko anche lui.
Ora ricorda con il suo inglese che alla maniera slava tralascia gli articoli: «Lasciatemi raccontare storia, qualche settimana fa Sasha (Alexander, ndr) venne a pranzo da me. Suo telefono squillò, era vecchio collega di Fsb da Mosca. Gli dissi: "Sasha, ti credi sicuro a Londra, ma ricorda che cosa è accaduto a Trotskij"». Su ordine del Cremlino un agente staliniano gli piantò una piccozza nel cranio a Città del Messico nel 1940. «Questo è il ritorno del Kgb, Sasha non sarà l'ultimo», predice Bukovskij.

24 novembre 2006

Allarme polonio, in clinica 3 persone"Mostrano segni di malattia"

Londra, lo rivela l'Agenzia per la protezione della salute.
Nel week end 450 telefonate al numero verde istituito dal governo dopo la morte di Litvinenko

E secondo Sky News tracce del materiale radioattivo sono state trovate anche in altri due luoghi della città
LONDRA - Si allarga l'allarme in Gran Bretagna per il rischio di contaminazione radioattiva, dopo la morte dell'ex agente dei servizi segreti russi Alexander Litvinenko, avvelenato con l'isotopo polonio 210. Una portavoce dell'Agenzia per la protezione della salute (Hpa) ha reso noto che "per precauzione" tre persone sono state ricoverate in una clinica specializzata, per sottoporsi a dei test radiologici: "Mostrano segni di malattia", ha detto ancora la portavoce. Non è chiaro se si tratti di segnali di malattia dovuta a esposizione a materiale radioattivo.
Quel che è certo è che le tre persone sono tra quelle che durante il fine settimana hanno contattato le autorità sanitarie, per verificare una possibile contaminazione con il materiale radioattivo utilizzato per uccidere Litvinenko.
Al numero verde, istituito dal governo britannico dopo che venerdì erano state rinvenute tracce di polonio 210 nel ristorante giapponese e nell'albergo frequentato dall'ex spia russa, sono giunte finora 450 chiamate.
Diciotto persone sono state esaminate dall'Hpa, che ha deciso di far sottoporre tre individui ad analisi approfondite, oltre che all'esame delle urine da cui risultò che l'ex colonnello del Kgb era stato avvelenato con polonio 210.
La portavoce dell'Hpa non si è sbilanciata sulla possibilità che qualcuno mostri segni di avvelenamento radioattivo o contaminazione.
Rispondendo alle domande dei giornalisti si è limitata a osservare che "secondo le informazioni disponibili al momento la risposta sarebbe no, ma per precauzione li abbiamo mandati in questa clinica specializzata".
Ma la paura, tra i londinesi, cresce. Anche perché, come ha riferito l'emittente Sky News (citando una fonte anonima), tracce di polonio 210 sono state trovate in altri due posti a Londra, "un indirizzo a Mayfair e un complesso di uffici nel West End".
Intanto, stamani, il tribunale di Camden, nella parte settentrionale di Londra, ha annunciato l'apertura di un fascicolo giudiziario sulla morte dell'ex colonnello del Kgb.
Un portavoce ha riferito che l'inchiesta giudiziaria inizierà formalmente giovedì, su richiesta del coroner (magistrato competente per i casi di morti sospette).
Ma la magistratura potrà condurre un esame completo del caso Litvinenko soltanto a conclusione delle indagini di Scotland Yard.

L’ex Kgb Litvinenko forse ucciso da uno spetsnaz

Si troverebbe in Italia secondo molte fonti (qui Corriere canadese ) l'assassino di Aleksandr Litvinenko, morto il 23 novembre dopo essere stato avvelenato con il polonio-210 a Londra.
Igor, questo il secondo nome del probabile assassino dell'ex spia russa, sarebbe uno spetsnaz rifugiatosi in Italia.
Segni particolari del quarantaseienne agente delle forze speciali russe sono una andatura zoppicante, benché sia un maestro di judo, e la conoscenza di inglese e portoghese "parlati perfettamente" .
Scotland Yard è giunta sulle sue tracce grazie alle rivelazioni fatte da Litvinenko prima di morire.
C'è di più: questo personaggio sarebbe collegato a un gruppo di spetsnaz definito Dignità e onore formato da ex agenti del Kgb che "stanno conducendo la loro guerra fredda contro dissidenti che cercano di mettere in difficoltà Vladimir Putin".
Litvinenko avrebbe lasciato una lista di obiettivi in cui, oltre al suo nome, compare anche quello dell'italiano Mario Scaramella, ex consulente della commissione Mitrokhin.

Gb, avvelenata ex spia russa

Sospetti sui servizi segreti di Putin

Aleksandr Litvinenko, da 6 anni fuggito dalla Russia dopo aver lavorato a lungo nell'Fsb, i servizi segreti nati dal Kgb sovietico, è in fin di vita in un ospedale di Londra. Lo 007 è stato avvelenato con un potente veleno.
Litvinenko si è sentito male dopo un incontro con un italiano, che gli avrebbe consegnato documenti riservati sul delitto di Anna Politkovskaia, la giornalista indipendente uccisa il mese scorso a Mosca.
Litvinenko era molto amico della reporter Politkovskaia.
Per questo aveva deciso di indagare sul suo omicidio, definito "sospetto" dai più.

L'avvelenamento dello 007 risale al 1° novembre. Estremamente critico nei confronti di Vladimir Putin, tanto da accusarlo di aver organizzato nel 1999 una serie di attentati terroristici a Mosca per poter giustificare di nuovo la guerra in Cecenia, Litvinenko si è sentito male due ore dopo aver pranzato con un italiano al ristorante giapponese "Itsu" nel quartiere di Piccadilly.
Dagli esami tossicologici risulta che è stato avvelenato con una sostanza micidiale, il tallio.Poche possibilità di sopravvivereLitvinenko ha perso tutti i capelli. Il fegato è gravemente danneggiato. Non può mangiare ed è alimentato per via endovenosa.
Chi l'ha visto, dice che sembra un fantasma. Per i medici non ha più del 50 per cento di probabilità di sopravvivere.
Per Oleg Gordievski, capo negli anni '80 degli agenti del Kgb (ora Fsb) in Gran Bretagna e uno dei fuggiaschi di più alto livello dei servizi segreti sovietici in Occidente, i colpevoli vanno ricercati tra gli ex colleghi di Litvinenko. Litvinenko "era un nemico evidente.
Solo il Kgb è in grado di fare una cosa del genere. Il veleno era molto sofisticato", ha detto al "Times" Gordievski. Il contatto italianoUna delle ultime persone che la spia russa avrebbe visto è un certo Mario Scaramella.
Secondo il domenicale "Mail on Sunday" è "un accademico dell'università di Napoli e consulente della commissione Mitrokhin istituita dal parlamento italiano per indagare sulle attività del Kgb in Italia durante la guerra fredda". Grazie a Scaramella la commissione Mitrokhin avrebbe interrogato Litvinenko, fuggito dalla Russia di Putin dopo essere stato messo sotto accusa per alto tradimento.
L'italiano avrebbe consegnato un documento di quattro pagine con una lista di nomi, tra cui alcuni funzionari dell'Fsb, che sarebbero stati coinvolti con l'omicidio della giornalista.
Il documento non sarebbe un documento ufficiale ma soltanto una email. "Non ho capito perché sia venuto a Londra per darmelo quando avrebbe potuto mandarmelo con una email", avrebbe detto in ospedale Litvinenko a un giornalista.
Sospetti su PutinBoris Berezovski, per molti anni uno degli uomini più potenti a Mosca negli anni di Eltsin, ha fatto visita, venerdì scorso, all'amico Litvinenko, accusando senza mezzi termini il presidente Vladimir Putin: "E' difficile credere che un leader del G8 che si atteggia a democratico possa ordinare qualcosa di simile. Ma la gente deve capire che si tratta di un bandito".

Litvinenko: Ex spia russa morto nella notte in ospedale

24 novembre 2006 alle 08:48

Alexander Litvinenko, l’ex spia russa ricoverata in ospedale per un sospetto avvelenamento, è morto ieri sera.

Lo hanno riferito fonti dell’ospedale. Litivinenko, ha riferito il portavoce dell’ospedale, “è morto all’University College Hospital alle 9.21 (le 22.21 ora italiana) del 23 novembre”. Le condizioni dell’ex gente segreto erano peggiorate ma non si è riusciti ad accertare l’avvelenamento. L’uomo, confidente della giornalista russa Anna Politkovskaya uccisa a Mosca ilo scorso 7 ottobre, si ammalò tre settimane fa dopo un pranzo con due russi.
Fu lui stesso a raccontare ai medici di aver cominciato a sentirsi male dopo essersi incontrato con due connazionali, il 1° novembre, in un hotel della capitale britannica per prendere un té.

Più tardi, quello stesso giorno, ebbe un altro appuntamento in un sushi-bar vicino a Piccadilly Circus: vide un suo informatore, l’italiano Mario Scaramella, un docente già consulente della commissione parlamentare d’inchiesta sul ‘caso Mitrokhin’.
Stando alle stesso ex agente segreto, l’interlocutore gli aveva promesso documenti scottanti sulla morte di Anna Politkovskaya. “Io ordinai da mangiare per tutti e due, ma lui non mangio’ nulla”, riferì ancora Litvinenko. “Era estremamente nervoso mentre mi passava un documento di quattro pagine, da leggere immediatamente, che conteneva un elenco di persone, tra cui membri dell’Fsb, sospettati di essere coinvolti nell’omicidio della giornalista”, aggiunse, precisando che si sarebbe trattato di copia di “un semplice messaggio inviato per posta elettronica”, non di materiale ufficiale.

“Non capivo perché fosse venuto di persona a Londra, quando avrebbe potuto semplicemente spedirmela”, concluse. Scaramella a sua volta ha specificato che intendeva discutere di una supposta ‘lista nera’ di persone da colpire, di provenienza russa, nella quale sarebbero stati inseriti anche i nominativi suo e dell’ex spia.
Gli intimi di Litvinenko hanno peraltro escluso che Scaramella possa essere implicato nel fantomatico avvelenamento.

Mitrokhin, spunta il traffico d'armi

Indagato dalla Procura di Napoli, Mario Scaramella.
Il fascicolo già spostato a Roma
Nelle intercettazioni il suo attivismo nel fabbricare i dossier sulle presunte "spie" del Kgb

Mitrokhin, spunta il traffico d'armi

Sospettato il consulente di Guzzanti

Tra gli investigatori si è fatto largo il sospetto che la sua Ecpp possa essere una copertura degli stretti rapporti con la Cia

di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO
ROMA - Mario Scaramella è sospettato di traffico d'armi. All'inizio di quest'anno, la Procura di Napoli lo ha iscritto per questo reato al registro degli indagati e, subito dopo, ha dovuto interrompere l'inchiesta. Il fascicolo del pirotecnico consulente della commissione parlamentare Mitrokhin è stato consegnato alla Capitale per competenza.
Nella sua poliedrica attività, infatti, Mario Scaramella ("esperto in materia di Diritto e Sicurezza, incaricato al Research Institute di San Josè, California; autore di un progetto di ricerca presso la Nasa, con incarichi di docenza presso l'università di Stanford, California, il Centro di cooperazione internazionale nello spazio, l'università dell'Arizona, l'università di Greenwich, l'università del Rosario, Colombia, l'università statale di Tamilnadu, India; contrattista presso la Scuola superiore di amministrazione del ministero dell'Interno, presso la II Università di Napoli e l'università di Salerno; già direttore dell'Unità di Criminologia ambientale del Dipartimento di Scienze internazionalistiche, del Centro di Politica spaziale del Dipartimento Scienza e Ingegneria dello Spazio) è anche giudice onorario del Tribunale di Napoli. Ora di Scaramella si occupa il pubblico ministero di Roma.
La notizia sollecita nuovi interrogativi su questo personaggio molto volenteroso che sta ricevendo un'attenzione internazionale. Il primo novembre era a pranzo con Aleksandr Litvinenko, in possesso - dice lui - di informazioni riservate su un piano di eliminazione dei nemici di Putin (Anna Politkovskaja, Boris Berezovskij, lo stesso Litvinenko, Vladimir Bukovskij, Paolo Guzzanti).

Scaramella appare al crocevia di informazioni che egli raccoglie non si sa per conto di chi. Ha rapporti con l'intelligence americana. E' introdotto con qualche infiltrato nella comunità ucraina in Italia. Incontra con costanza transfughi dell'intelligence sovietica (Kgb, Fsb, Svr) riparati in Europa. Può contare su cospicue risorse finanziarie sotto l'ombrello di una misteriosa ECPP (Enviromental crime protection program) che egli dice essere "organismo sussidiario dell'organizzazione marittima internazionale dell'Onu". Soprattutto, riceve da Paolo Guzzanti - come egli stesso racconta a verbale il 14 ottobre 2005 alla sezione investigativa del commissariato "Dante" di Napoli - un incarico di "delegato alle indagini sulle modalità operative dell'esplorazione estera e dei collegamenti con il terrorismo italiano dei servizi segreti russi (...) In tale qualità, ho avuto rapporti con ufficiali ed ex ufficiali di Kgb e Svr".
Bene. Autorizzato da questa missione parlamentare, quali sono e devono essere le corrette iniziative di Scaramella? E' la domanda che anche i pubblici ministeri di Napoli si pongono quando se lo vedono davanti per denunciare rischi nucleari, l'imminente arrivo in Italia di barre d'uranio, la possibilità che un'antenna collocata sul Vesuvio possa innescare quattro missili atomici tattici sistemati in un sottomarino nucleare classe "Novembre" della V Squadra della marina sovietica e affondato nel Golfo di Napoli il 10 gennaio 1970.
Già detta così sembra una balla. Eppure è la frottola che Scaramella riferisce, senza essere messo alla porta, al direttore della protezione civile Guido Bertolaso, al Sismi, alla prefettura e, con altri dettagli, a tutti i giornalisti che hanno voglia di bersela.
D'altronde, Scaramella si dà da fare per apparire un uomo in prima linea, costantemente in pericolo, sempre minacciato dal fuoco nemico, sempre a un passo dall'essere liquidato da killer venuti dal freddo. Per rendere credibile questa fanfaluca, il nostro uomo ipotizza che, una mattina all'alba, sul Vesuvio, sia stato bersagliato da una banda di camorristi che proteggeva, per conto degli ucraini cattivi, l'antenna capace di attivare i missili atomici-tattici in fondo al mare del Golfo. Racconta di averla fatta franca per un pelo, anche se l'unico ferito, nella furiosa sparatoria, è un malcapitato guaglione della camorra di Ercolano di nome Vincenzo Spagnolo.
Proprio ficcando il naso in questa avventura, i pubblici ministeri di Napoli cominciano a sentire una gran puzza di bruciato. Accertano che il piccolo malvivente se ne stava pigramente seduto in macchina a guardia dell'arsenale del clan, nascosto in un capannone abusivo. Come in un'improvvisa folata di vento, si sente investito da una trentina di proiettili. I due guardaspalle di Scaramella, agenti penitenziari fuori servizio, gli scaricano contro due interi caricatori da 16 colpi. Il malcapitato delinquente avvia la sua Peugeot e prova a mettersi in salvo. L'auto viene crivellata di colpi, all'altezza del posto di guida, nel lunotto posteriore.
Un proiettile lo ferisce e, ricoverato al "Maresca" di Torre del Greco, il pregiudicato è accusato di tentato omicidio plurimo. Al processo è assolto e si riesce a dimostrare che quel diavolo avrà sulla coscienza tanti peccati, ma non quello di aver voluto uccidere Scaramella. Al contrario, furono le body guard di Scaramella a tentare di eliminarlo dalla faccia della terra e dio solo sa perché. La Procura di Napoli è molto incuriosita dalla laboriosità del nostro eroe.
Soprattutto dopo il 14 ottobre 2005. Alle 12,30, il professore Mario Scaramella si presenta alla sezione investigativa del commissariato "Dante" della questura di Napoli. Dice: "Sono in rapporti con Aleksandr Litvinenko, colonnello Fsb attualmente a Londra, con Euvgenij Limarev, del Svr, attualmente in Francia, e con ex personale dell'ambasciata ucraina a Roma (...) Sono venuto a conoscenza che un ex ufficiale del Kgb, Aleksandr Talik, unitamente a tale Krok Sena, sono coinvolti in un progetto di aggressione che riguarderebbe la mia persona o più probabilmente esponenti del mio ufficio e impiegherebbe armi non convenzionali, in arrivo in queste ore sul territorio italiano provenienti dall'Ucraina. Nell'impossibilità di poter verificare personalmente i fatti, ho informato riservatamente il presidente della commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti, che ritengo potenzialmente minacciato. Specifico che le stesse fonti hanno già riferito ai carabinieri di Avellino, un anno fa, della concreta minaccia per la mia persona e le persone con cui lavoro collegata a un'operazione di intelligence dei servizi speciali russi ed ucraini. Minaccia di cui mi parlò Euvgenij Limarev". Nello stesso giorno, Scaramella ritorna al commissariato per integrare la sua denuncia. Dice: "L'armamento di guerra in arrivo in Italia serve a un attentato voluto dai servizi di sicurezza russi ed ucraini per minacciare il presidente della commissione Mitrokhin e il sottoscritto. Il colonnello Litvinenko mi ha specificato che gli esecutori sarebbero "mafiosi ucraini legati ai servizi di quei Paesi e tramite questi collegati al terrorismo islamico in Italia, facente capo al movimento Al Qaida"".
Il giorno dopo, 15 ottobre, Scaramella entra direttamente in questura e, all'ufficio denunce, precisa che le armi, "un lanciagranate Rpg e il relativo munizionamento", sono in arrivo a Napoli "per le ore 7 del giorno successivo, 16 ottobre". E che "allo stato attuale, uno dei due mezzi di trasporto delle armi si troverebbe fermo nella città di Udine". Scaramella deve essere davvero uno stregone delle investigazioni perché, poche ore prima, il furgone ucraino che, settimanalmente, da Leopoli rifornisce gli ambulanti ucraini dei mercati di Teramo, Pescara e Napoli è in panne davanti a una autofficina di Udine. Nella notte il carico viene trasferito su un altro furgone bloccato dalla polizia a Teramo e qui - quale sorpresa - tra le centinaia di colli con indicazioni in cirillico, c'è un unico pacco con caratteri latini e, dentro quel pacco - ohibò - ci sono due granate Rpg, inutilizzabili a meno di non avere un lanciagranate.
Curiosamente confezionate con un detonatore inutile a farle esplodere. Ora voi penserete che questa bugia dalle gambe cortissime faccia poca strada. Errore. A Teramo è in corso un processo per importazione e detenzione di munizionamento da guerra contro quattro poveri cristi ucraini (tre autisti e uno sfortunato viaggiatore). Come non crederete che nessuno cerca il destinatario delle granate che abita, per nulla impensierito, il suo appartamento di via Nuova Poggioreale, a Napoli (non era il primo a dover finire in prigione?). Come, infine, farete fatica a credere che, mentre a Teramo si processano i poveracci ucraini, a Napoli cominciano indagini contro chi quel traffico d'armi ha svelato. Magari inventandoselo di sana pianta o magari organizzandolo in proprio. Mario Scaramella finisce così intercettato (il traffico d'armi è un reato molto grave e lo consente). Le intercettazioni svelano il suo cospicuo ruolo nei lavori della commissione Mitrokhin e la trama dei suoi giochi di prestigio. Nelle carte trasferite a Roma, si può leggere chiaramente qual è la convinzione dei pubblici ministeri di Napoli.
Ben collegato con tipacci ucraini, Scaramella organizza le informazioni che raccoglie o sollecita a Litvinenko e Limarev per arrivare a scoprire armi (anche pesanti) che poi fa ritrovare. La scoperta degli arsenali è decisiva per confermare il pericolo che incombe sulla sua vita e su quella del senatore Guzzanti e la minaccia della presenza del Kgb/Fsb in Italia. La manovra gli permette di incassare due crediti: dagli apparati della sicurezza, che vanteranno "brillanti operazioni" e dalla commissione parlamentare, che scoprirà di avere al suo servizio un eroe indomito e quindi di essere sulla buona strada. A questo punto, la procura di Napoli chiede ai nostri due servizi di intelligence: ma questo Scaramella è uno che lavora per voi? La risposta del Sisde di Mario Mori è netta: "No". Il Sismi di Nicolò Pollari è, come di consueto, più ambiguo. "Mario Scaramella - scrive Forte Braschi - non è nella pianta organica di questo Servizio, ma non è escluso che in qualche circostanza il Servizio se ne sia avvalso".
Fonti molto accreditate della Procura ricordano che tra gli investigatori si formò il sospetto che Scaramella fosse in realtà in rapporti stretti, se non di dipendenza, anche con la Cia e che la sua ECPP potesse essere una società di copertura dell'agenzia di Langley. Comunque sia, dalle conversazioni telefoniche, si comprende che Scaramella è molto attivo nel costruire i dossier "esplosivi" della commissione Mitrokhin. L'uomo concorda i suoi passi con il più autorevole consulente giuridico della commissione, Agostino Cordova, e con il presidente della commissione Paolo Guzzanti. D'altronde, il senatore di Forza Italia non ne fa mistero.
Ascoltato al processo di Teramo contro quei disgraziati ucraini, il 9 ottobre scorso, Guzzanti dice: "Confermo che [le informazioni sul progetto di attentato] mi sono state date da Scaramella, Litvinenko e Limarev" (Povero Limarev, a distanza di sole cinque settimane, diventa - per il senatore - da fonte che gli salva la vita, addirittura "un mercenario, architetto di ignobili fabbricazioni"). "Ricordo - aggiunge Guzzanti - che informai il questore e il prefetto di Roma, il comandante generale della Guardia di Finanza, il Sismi (...)". Il senatore si stupisce che "Scaramella sapesse alla perfezione ogni spostamento degli ucraini". Rivela: "Scaramella ha redatto un rapporto segretato che costituisce il quadro politico e pure criminale, se vogliamo, di questa e di altre vicende. Questo rapporto è custodito in una cassaforte del Parlamento ed è stato redatto, insieme, dal dottor Agostino Cordova e dal professor Scaramella. E' esplosivo. Non è stato divulgato perché ci avvicinavamo al periodo della campagna elettorale e non volevo che la commissione Mitrokhin agisse per fini propagandistici. Questo rapporto contiene informazioni compromettenti per un personaggio politico circa il possibile attentato".
Se questo dossier è segreto (e segreto è il nome del personaggio politico mandante del progetto di omicidio di Guzzanti e Scaramella), un secondo documento non lo è perché è stato consegnato al procuratore di Roma nel dicembre 2005, ampiamente raccontato dal Giornale di Paolo Berlusconi. Il dossier di 80 pagine sostiene che gli ex presidenti del Consiglio Romano Prodi, Lamberto Dini e Massimo D'Alema, i direttori del Sismi Sergio Siracusa e Gianfranco Battelli hanno "sterilizzato" il dossier Mitrokhin per "vanificarne il contenuto" al fine di coprire "altrui responsabilità politiche" e "non danneggiare una serie di personaggi coinvolti". "A titolo personale" Guzzanti chiede che si verifichino le ipotesi di "omissioni di atti di ufficio", "spionaggio", "procacciamento di notizie riservate", "rivelazione di segreto di Stato". In poco più di un mese, la Procura di Roma liquida l'affare con un'archiviazione.
E' dal Seicento che raccontiamo le nostre italiche tragedie in giro per il mondo nella forma della commedia. Scaramella non ha voluto interrompere la tradizione. Oggi è in scena al teatro di Londra, protetto in un "turrito castello" addirittura da Scotland Yard che non esclude, per lo sventurato fabricator, un avvelenamento da "polonio 210". Mario Scaramella, si può dire, è l'ultima delle figure comiche che la legislatura berlusconiana ci lascia in eredità.
L'academic, come lo ha definito ieri la prestigiosa "Reuters", è in buona compagnia di Igor Marini, un facchino dell'ortofrutta di Brescia diventato finanziere internazionale e teste d'eccezione per il Parlamento italiano. Di Pio Pompa, impiegato della Sip diventato alto funzionario dell'intelligence militare esperto in signal intelligence e open sources. Di Rocco Martino, spiantato "carabiniere a cavallo" diventato forse l'artefice, certamente il postino, del dossier farlocco sul riarmo nucleare di Saddam Hussein. Personaggi, comunque, che sono apparsi affidabili - incredibilmente - per il presidente della commissione Telekom Srbija, Enzo Trantino; per il direttore dei servizi segreti Nicolò Pollari; per il presidente della commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti, per un accreditatissimo procuratore della Repubblica come Agostino Cordova. Ora che sono apparsi i satirici, come sempre quando non si sa di che cosa ridere, s'avanza il dubbio che non si possa ridere di Pompa, Scaramella, Marini, Martino senza ridere di noi stessi. Per anni, queste maschere buffe sono state accreditate autorevolmente da istituzioni dello Stato. Le loro gesta sono state tollerate o non smascherate dalle burocrazie della sicurezza (poliziesca e spionistica).
I media, senza verificare una sola delle loro "esplosive" informazioni, li hanno ritenute "fonti" solide per scoop di cartapesta. La magistratura le ha avuto sotto gli occhi per anni senza decidersi a dare un taglio alle loro iniziative accertando magari da dove venissero le risorse che quegli sgraziati attori hanno utilizzato a piene mani. Per non parlare dell'opposizione del centro-sinistra, gatto cieco incapace in cinque anni di ricostruire la scena in cui uno spregiudicato centro-destra voleva ingabbiarlo per distruggerne la reputazione. Ridere di Scaramella?

(29 novembre 2006)

mercoledì, novembre 22, 2006

martedì, novembre 14, 2006

Nasdaq a 2.406 e DJ a 12.131

Ognuno fa per sè ......

I trucchi di Briatore per dribblare il fisco.

Vittorio Malagutti per “L’espresso”

Gli invidiosi e i nemici raccontano che Flavio Briatore usa le donne come addobbo a una vita da vanesio. In effetti, ne trova tante. E le cambia spesso. Bellezze da copertina come Naomi Campbell, oppure la stellina televisiva Elisabetta Gregoraci, per citare due nomi fra i tanti che danno lustro a una lunga e onorata carriera da playboy. Da anni però, perfino un tipo incostante come Briatore si è rassegnato a fare coppia fissa con una signora quarantenne, Mariapia Arizzi. Questione di soldi, questa volta. Anzi, di soldi off shore. Quelli delle società finanziarie che tirano le fila del piccolo impero del manager italiano, gran capo del team Renault di Formula 1, fresco reduce dal successo nel campionato del Mondo con il pilota spagnolo Fernando Alonso.

E allora, una volta tanto, niente gossip con il contorno di feste e superyacht. Il nome di Mariapia Arizzi non è mai finito sulle riviste specializzate in vipperia varia che narrano le gesta dell'inventore del Billionaire. Ma chi conosce le carte segrete di Briatore sa che questa professionista di origini italiane, residente non lontano da Ginevra, in Svizzera, monta la guardia agli snodi chiave di un dedalo finanziario esteso in mezzo mondo, dalle British Virgin Islands a Hong Kong, passando per l'Olanda e il Lussemburgo. In tanti anni di fortunata attività da imprenditore, l'ex fidanzato della bellissima Naomi Campbell sembra aver sviluppato una certa allergia al Fisco. Non soltanto al Fisco italiano, che in una recente apparizione televisiva (Raitre, domenica 15 ottobre, intervistato da Lucia Annunziata) ha definito "soffocante e penalizzante", incassando i rimbrotti del ministro allo Sviluppo, Pierluigi Bersani. Il fatto è che, come confermano una gran mole di carte e documenti che 'L'espresso' ha potuto consultare, tutte le iniziative targate Briatore rimandano in un modo o nell'altro a indirizzi off shore. Luoghi variamente esotici dove le tasse non esistono ed è semplice nascondere la reale titolarità delle aziende.

Partiamo dall'Italia, dalle discoteche Billionaire (Costa Smeralda) e Twiga (Versilia). Due nomi che col tempo, grazie anche a un'abile campagna di marketing, sono diventati marchi di fabbrica del lusso estremo, del divertimento esagerato, dello champagne a 500 euro la bottiglia. Non per niente il deputato comunista-rigorista-moralista Oliviero Diliberto ha dichiarato in tv (a Daria Bignardi, La7, venerdì 20 ottobre), che li farebbe saltare in aria (solo il Billionaire, per la verità). L'esercito dei 'Flavio's friends' la pensa diversamente. E così, tra gli azionisti di minoranza dei due locali alla moda troviamo una folta rappresentanza di soci sostenitori: la deputata di An Daniela Santanchè, il giornalista-intrattenitore tv Paolo Brosio, e poi Lele Mora, manager di stelle, stelline o aspiranti tali dello spettacolo, e l'ex allenatore della nazionale di calcio Marcello Lippi. La quota di maggioranza, quella di Briatore, risulta invece intestata alla finanziaria lussemburghese Laridel participations, amministrata da Mariapia Arizzi. Qualche mese fa è andato in scena un curioso cambio della guardia. Da principio la cassaforte si chiamava sempre Laridel participations, ma aveva sede a Bruxelles. A maggio la holding belga ha lasciato il posto alla sua omonima lussemburghese, che ha comprato tutte le controllate italiane dal Billionaire al Twiga. In altre parole, forse per motivi fiscali, Briatore ha trasferito da una tasca all'altra il controllo di una parte del suo gruppo. Con la fidata Arizzi a dirigere il traffico. Alla stessa consulente italosvizzera fa riferimento anche una holding olandese dal nome impronunciabile, Beleggingsmaatschapij Hawol. Scioglilingua a parte, si scopre che questa società di Amsterdam possiede, attraverso un'altra finanziaria italiana, il 30 per cento dell'azienda farmaceutica Pierrel. Chi c'è dietro? Briatore naturalmente, che, via Olanda, ha dato una mano a Canio Mazzaro, marito della sua amica Santanchè, nonché socio di maggioranza della Pierrel.

Tutti contenti allora. Mazzaro trova un partner. E il patron del Billionaire risparmia sulle tasse. Capriole all'italiana? Espedienti per sfuggire a un fisco rapace? Pare di no, perché, a ben guardare, lo stesso copione è andato in scena più volte anche all'estero. Non è una sorpresa. Il manager partito più di vent'anni fa dalla natia Verzuolo, provincia di Cuneo, si è fatto la fama dell'uomo di mondo. L'Italia, da sempre, gli va stretta. Fin da quando, negli anni Ottanta, Luciano Benetton, che fu il primo ad apprezzarne il talento, spedì Briatore ai Caraibi e poi negli Usa per seguire gli affari del gruppo di Ponzano. Altre fonti, in verità, raccontano che il gran salto oltre Atlantico serviva a mettersi alle spalle una brutta storia di bische clandestine, con tanto di condanna penale, poi amnistiata."Errori di gioventù", commenta adesso il manager globetrotter. Che ama parlare di sé come un emigrante. Un emigrante di lusso, ovviamente, con residenza a Londra in un quartiere al top dell'eleganza. L'Inghilterra, dice lui, è il Paese ideale per chi investe e produce. Perché da quelle parti l'aliquota massima non supera il 30 per cento. Altroché Italia, che arriva a succhiare quasi la metà del reddito prodotto da un imprenditore. Parole forti, confermate anche nella recente intervista televisiva trasmessa da Raitre. Passando ai fatti si scopre che anche lontano da Roma il manager piemontese ha scelto di indossare una solida corazza antitasse. Prendiamo l'iniziativa più recente, che sfrutta un marchio ormai famoso come Billionaire per farne una sorta di griffe d'alta moda. Qualche mese fa, è nata così Billionaire Couture, con tanto di vetrina di rappresentanza a Londra, in Draycott avenue, definita da chi se ne intende una "via di tendenza". Anche il negozio ambirebbe a fare tendenza tra la gente che può permetterselo. In catalogo potete trovare il blazer con bottoni in oro zecchino (10 mila euro), il jeans confezionato in scatola di cedro con deumidificatore (lo ammorbidisce dopo il lavaggio in lavatrice) per 1.800 euro o le scarpe su misura con sigillo in ceralacca da 5 mila euro. Tutte cosucce in linea con il Briatore style: non basta il lusso, bisogna stupire, uscire dagli schemi. Fino a un certo punto, però. Perché gli affari sono affari e allora conviene tornare ai vecchi e collaudati sistemi.

Sarà un caso, ma la holding di controllo della britannica Billionaire Couture limited, non si trova nell'accogliente Inghilterra dal fisco leggero, ma nell'ancora più ospitale Lussemburgo, dove nel 2005 è stata costituita la Billionaire sa. Alla presidenza, ma non è una sorpresa, troviamo Mariapia Arizzi, la consulente preferita di Briatore. L'incarico di revisore dei conti è stato invece affidato alla BCCB, sigla, in verità, sconosciuta ai più, anche tra gli addetti ai lavori della finanza. Un motivo c'è. La BCCB ha sede nell'isola Ajeltake, che fa parte dell'arcipelago delle Marshall, staterello sperduto nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico. Indirizzo esotico, non c'è che dire, ma il centro di tutto resta nella vecchia Europa. In Olanda nel maggio scorso è nata un'altra Billionaire Couture, l'ultima della serie. Chi la dirige? Mariapia Arizzi, ancora lei. Non è finita qui, perché la società olandese controlla una Billionaire logistics di Milano, anche questa presieduta dall'attivissima Arizzi. Risalendo la catena di controllo dall'Italia verso l'Olanda si arriva nientemeno che a Hong Kong, sede della Billionaire Couture International. Il capolinea nel Far East non sembra una scelta casuale, visto che l'ex colonia britannica garantisce tasse ridotte e procedure snelle alle società finanziarie e commerciali. Quello che ci vuole per la moda targata Briatore, da pochi giorni sbarcato anche a Tokyo con una nuova boutique, ovviamente superesclusiva. È solo l'inizio. Da qui al 2008 il paese del Sol Levante dovrebbe ospitare almeno 28 punti vendita con il marchio Billionaire. Senza contare i nuovi negozi da aprire nella Vecchia Europa. Un programma ambizioso per un neofita del fashion. Ma il manager playboy, che non esclude di mettersi in politica in un prossimo futuro, per il momento resta legato alla sua vecchia passione: i motori (oltre alle donne, naturalmente). Il recente successo in Formula 1 ha consacrato la sua fama di scopritore di talenti. Prima Michael Schumacher, anche lui due volte campione del mondo (1993 e 1994) con la scuderia Benetton, a quei tempi gestita da Briatore. E adesso tocca allo spagnolo Alonso, che ha bissato il successo della scorsa stagione. Una carriera formidabile. Ma il gran capo del team Renault non si accontenta di vincere in pista e neppure del lauto stipendio che gli passa il gruppo automobilistico francese. Tra sponsorizzazioni e diritti tv, il rutilante mondo delle corse automobilistiche può diventare una macchina da soldi formidabile. E Briatore non è certo il tipo da lasciarsi sfuggire una simile occasione. Il suo vascello corsaro, tanto per cambiare, batte bandiera di un paradiso off shore.
Questa volta si approda ai Caraibi. Per la precisione alle British Virgin Islands, dove ha sede la società Formula FB business, a cui fa capo un'altra sigla londinese, la Stacourt ltd. Quest'ultima, gestita dal francese Bruno Michel, ha fatto soldi a palate vendendo in Spagna i diritti tv della Formula 1. Quando si dice la fortuna. Fino a pochi anni fa i gran premi erano seguiti da poche migliaia di spagnoli. Poi è arrivato Alonso ed è esplosa la passione. Domenica 22 ottobre, la diretta dal Brasile dell'ultima gara del campionato del Mondo ha quasi rubato la scena al derby calcistico tra Real Madrid e Barcellona. Briatore festeggia tre volte. Vince la Renault. Vince il suo pupillo Alonso. E vince anche la sua Stacourt, che moltiplica i guadagni. Una parte dei profitti prendono il volo verso le British Virgin Islands. In base all'ultimo bilancio disponibile, quello del 2004, la Stacourt ha versato circa 1,5 milioni di sterline, oltre 2 milioni di euro, alla Formula FB business.Briatore però non ha fatto tutto da solo. Per sfondare a Madrid si è assicurato la preziosa collaborazione di Alejandro Agag, un manager quarantenne che all'occorrenza può sfoderare un'optional d'eccezione: è il genero dell'ex premier iberico José Maria Aznar. L'esclusiva dei gran premi, invece, se l'è assicurata Telecinco, controllata dalla Mediaset di Silvio Berlusconi. A questo punto il cerchio si chiude. Agag, Aznar, Berlusconi, tutti amici di Briatore, tutti in affari con Briatore. Mica male per un playboy.
VOGLIO UNA VITA OFF SHORE Il piccolo impero targato Briatore fa capo per intero a holding off shore. A sinistra nell'organigramma sono indicate le nuove attività nella moda con il marchio Billionaire. A destra troviamo la catena societaria che conduce alla Pierrel e le società impegnate nella Formula 1. La Laridel del Lussemburgo, al centro, controlla le attività italiane, in cui Briatore è affiancato da alcuni amici. Nel Billionaire, con il 10 per cento ciascuno, troviamo Lele Mora e Daniela Santanchè, che possiede anche il 10 per cento di Mammamia srl (discoteca Twiga). Tra i soci di quest'ultima iniziativa ci sono anche il giornalista Paolo Brosio (27 per cento) e l'allenatore Marcello Lippi (10 per cento).

lunedì, novembre 06, 2006

domenica, ottobre 22, 2006

Le 10 principali imprese europee


Sei multinazionali svizzere nella top 100 europea

Il miglior rango tra le ditte svizzere era detenuto anche nel 2005 dalla società specializzata nel commercio di materie prime Glencore (Keystone)

Nella classifica 2005 delle 100 principali imprese europee in base al fatturato si trovano sei aziende elvetiche: Glencore, Nestlé, Novartis, Roche, ABB e Adecco.
Gli affari vanno a gonfie vele soprattutto nel settore farmaceutico: Novartis, ad esempio, ha aumentato il suo fatturato del 21%, passando dal 65esimo al 56esimo rango.
Dopo Germania, Francia e Gran Bretagna, la Svizzera figura in quarta posizione a livello europeo tra i paesi che dispongono del maggior numero di società nella classifica delle 100 più grandi aziende del continente.
Secondo i dati pubblicati nell'ultima edizione della rivista economica settimanale HandelsZeitung, anche nel 2005 Glencore, Nestlé, Novartis, Roche, ABB e Adecco si sono piazzate nell'Euro-Top 100, elaborato dalla società di consulenza aziendale Dun & Bradstreet.
Le prime sei posizioni sono rimaste invariate l'anno scorso, rispetto al 2004: la classifica europea delle aziende che hanno conseguito il maggior fatturato è guidata da due giganti del petrolio: l'olandese Shell con una cifra di affari di 259 miliardi di euro e la britannica BP con 214 miliardi.Seguono l'azienda automobilistica tedesco-americana DaimlerChrysler (149 miliardi), la compagnia petrolifera francese Total (143 miliardi) e la casa automobilista tedesca Volkswagen (95 miliardi).
Con un fatturato di 76 miliardi di euro, la ditta svizzera specializzata nel commercio di materie prime Glencore si è issata dall'ottavo al sesto rango nel 2005. La società, che ha sede nel canton Zugo, è riuscita l'anno scorso a guadagnare due posizioni, ai danni dell'azienda elettrotecnica tedesca Siemens e del gigante del commercio al dettaglio francese Carrefour.
La multinazionale del settore alimentare Nestlé ha dovuto da parte sua cedere un posto in classifica. Raggiungendo una cifra di affari di 58 miliardi di euro, l'impresa di Vevey, nel canton Vaud, è scesa dall'11esimo al 12esimo rango tra il 2004 e il 2005. Migliorano invece di alcune posizioni la loro classifica le due gemelle farmaceutiche elvetiche di Basilea: la Novartis è salita al 56esimo rango con un fatturato di 27 miliardi, mentre la Roche si è piazzata al 68esimo posto con un volume di affari di 22 miliardi.

Petrolio e Oro Scendono





L’Opec ha deciso di tagliare la produzione per 1,2 milioni di barili al giorno, più di quanto si pensava prima. I prezzi sono calati lo stesso. Uno studio recentemente ha indicato che la decisione di tagliare la produzione da parte dell’Opec hanno avuto l’effetto desiderato (nel senso che il prezzo è aumentato) il 70% delle volte. L’eccezione alla regola è quando il taglio è dovuto ad un calo della domanda che diventa poi una recessione economica. Quindi, è da tener presente che diversi esperti prevedono una recessione per il 2007 che potrebbe avere delle conseguenze gravi per il prezzo del petrolio. Un altro fattore interessante è che i produttori dell’Opec hanno smesso di produrre sopra le loro quote in questi ultimi anni. Il motivo non è sicuramente la mancanza di convenienza in termini di prezzi, ma è probabile che la loro produzione sia al limite.


Calo per il metallo giallo con i primi segni che la Corea del Nord sta cercando di diminuire le tensioni create dalla prova della sua bomba atomica. La stampa ha dato la notizia che il leader della Corea del Nord Kim Jong Il ha chiesto scusa alla Cina e ha promesso di non fare altre prove di bombe nucleari. Se così fosse, sarebbe un buon segno per la diplomazia internazionale. E’ più probabile però che la Corea del Nord sta cercando più tempo per prepararsi ad un eventuale scontro internazionale, e nel frattempo, vuole cercare di mantenere dei buoni rapporti con la Cina, perché il supporto di questo paese sarà fondamentale se le tensioni con gli USA continuano ad aumentare.

giovedì, ottobre 19, 2006

Nokia ... delude

Su STM si sente il contraccolpo dlela deludente trimestrale presentata da Nokia, il principale cliente della società italo-francese specializzata in chip per telefonini. Le azioni STM, che si erano mantenute in terreno positivo durante la prima parte della mattinata, sono scivolate in rosso e mantengono un calo dello 0,52% a 13,67 euro. Il titolo ha pero' toccato un minimo a 13,56 euro (-1,3%). Nokia ha riportato da poco i risultati del terzo tirmestre che sono apparsi inferiori alle attese in temrini di utile. L'EPS si è attestato infatti a 21 cents contro attese fissate a 22 cents. Il fatturato è invece balzato del 20% a 10,1 mld superando il consensus (9,9 mld).

mercoledì, ottobre 18, 2006

Intel - Yahoo - Motorola - Ibm

Intel: ricavi e utili trim.3 calano ma meno di atteseIntel ha reso noto di avere chiuso il terzo trimestre dell’anno con ricavi in calo del 13% a 8,74 mld di dollari e con un utile sceso a 1,3 mld dai 2 mld registrati nello stesso periodo dello scorso esercizio. L’utile per azione si è attestato a 22 centesimi (contro i 34 centesimi del terzo trimestre 2005), 21 centesimi al netto di alcune componenti straordinarie, oltre i 17-18 attesi dagli analisti. Per il quarto trimestre la società ha previsto ricavi compresi tra 9,1-9,7 miliardi (9,43 mld le stime del mercato).

Yahoo: risultati trim.3 in linea con attese, abbassate stime ricavi trim.4Yahoo ha reso noto di avere chiuso il terzo trimestre dell’esercizio con ricavi in aumento del 19% a 1,58 miliardi di dollari. Il dato, seppur in crescita, ha evidenziato un rallentamento rispetto al +26% del trimestre precedente e al +34% dei primi tre mesi dell'anno. Al netto del pagamento delle commissioni ai partner, il fatturato si è attestato a 1,12 miliardi, in linea con le previsioni fornite e riviste al ribasso. La società ha aggiunto che il numero degli utenti unici è aumentato dell'1%. L’utile netto è diminuito del 38% a 158,5 milioni, pari a 11 centesimi per azione in linea con le attese degli analisti. Al netto di 80 milioni di oneri legati alle stock option ed escludendo altre partite straordinarie, il risultato sarebbe pari a 235 milioni (16 centesimi). Yahoo ha anche annunciato un piano di acquisto di azioni proprie del valore di 3 miliardi di dollari da portare a termine nell'arco dei prossimi 5 anni. La società ha infine abbassato le stime sui ricavi del quarto trim estre fiscale visti ora a 1,15-1,27 miliardi rispetto a previsioni pari a 1,20-1,39 miliardi.

Motorola: deludono ricavi e utili trim.3 e stime trim.4Motorola ha reso noto di avere chiuso il terzo trimestre dell’anno con ricavi in crescita del 17% a 10,6 mld di dollari e con un utile netto in calo del 45% a 968 milioni (valore che aveva beneficiato di un effetto fiscale positivo). Entrambi i dati sono inferiori alle stime degli analisti. Per il quarto trimestre la società ha previsto ricavi tra 11,8 e 12,1 miliardi contro i 12,1 miliardi attesi in media dagli analisti.

Ibm: utile terzo trimestre +47% a 2,22 mld USD, meglio di atteseIbm ha reso noto di avere chiuso il terzo trimestre dell’anno con ricavi in crescita del 5,1% a 21,53 mld di dollari e con un utile salito del 47% a 2,22 mld di dollari, oltre le stime degli analisti.

martedì, ottobre 17, 2006

Rialzo per il petrolio





Rialzo per il petrolio dopo l’annuncio che l’Opec si riunirà per decidere sul taglio di produzione già fissato in 1 milione di barili. L’Unico dubbio, come sempre con l’Opec, è se effettivamente taglieranno la produzione. Più volte nella storia questo cartello ha stabilito delle quote di produzione ma le statistiche non ufficiali hanno indicato livelli di produzione superiori. E’ probabile, secondo un noto esperto del settore, che le scorte di petrolio sono adesso vicine ai massimi e che il calo del prezzo le farà scendere. L’uscita degli speculatori dovrebbe portare il mercato più in equilibrio, ma a prezzi molto più alti di prima.

Rialzo anche per l’oro





Rialzo anche per l’oro ieri dopo la decisione durante il weekend dell’Onu di applicare delle sanzioni alla Corea del Nord. Il mercato torna vicino alla quota di $600 che per molti sarà fondamentale per vedere una continuazione del rialzo per il metallo giallo.

lunedì, ottobre 16, 2006

Bca Pop Italiana: ok cda a offerta di Bco Pop Verona e Novara

Banca Popolare Italiana ha comunicato che il consiglio di amministrazione ha deliberato di accettare la proposta di fusione formulata dal Banco Popolare di Verona e Novara. L’accordo prevede la preventiva distribuzione di un dividendo straordinario di Bca Popolare Italiana agli attuali soci per complessivi 1500 milioni di euro. Il rapporto di concambio è stato individuato in 1 azione della Nuovo Gruppo per ogni azione Bco Popolare Verona e Novara e 0,43 azioni del Nuovo Gruppo per ogni titolo Bca Popolare Italiana. E’ stata ipotizzata la mancata conversione dei convertibili Bpi (a causa del prezzo “out of the money”). I warrant Bpi rimangono esercitabili al 2008. Dal progetto nascerà un nuovo Gruppo con 2183 sportelli (3° in Italia), con un totale attivo di 111 miliardi di euro, con impieghi alla clientela pari a 72 miliardi (5° in Italia), con una raccolta diretta di 73 miliardi (5° in Italia), con risparmio gestito per 48 mld (4° in Italia) e con volumi di credito al consumo (inclu dendo società collegate) di 1,8 (2° in Italia). La capitalizzazione sarà pari a 15,5 miliardi (prima delle sinergie), al quarto posto tra le banche italiane. Considerando il valore attuale delle sinergie salirebbe al terzo posto dopo Intesa-Sanpaolo e Unicredit. Le sinergie lorde previste a regime (2010) sono pari a 500 milioni di euro annui. Sono attesi minori costi per 220 milioni e 280 milioni di sinergie di ricavo.

Philips: ricavi e utili terzo trimestre deludono le attese

Philips Electronics ha reso noto di avere chiuso il terzo trimestre dell’anno con ricavi pari a 6,31 miliardi di euro, in calo rispetto ai 7,62 mld del corrispondente periodo dello scorso anno. L’utile netto si è attestato a 4,24 mld, in forte aumento rispetto agli 1,43 mld registrati nel terzo trimestre del 2005 grazie alla plusvalenza realizzata dalla cessione della divisione semiconduttori. Entrambi i dati hanno deluso le attese degli analisti.

giovedì, ottobre 05, 2006

Così l'indulto salverà i "furbetti"

Gli effetti della nuova norma sulle eventuali condanne ai manager

Da Fazio a Fiorani, da Consorte a Ricucci, ma anche Tanzi, Geronzi e Cragnotti

Niente carcere per gli scandali finanziari

Così l'indulto salverà i "furbetti" Niente carcere per gli scandali finanziari "

MILANO - L'indulto? Un affare d'oro, per chi di affari se ne intende. Finanzieri, banchieri, immobiliaristi. Indagati alcuni, imputati altri, per tutte le possibili combinazioni di reati economico-finanziari. Per semplicità: i "furbetti del quartierino". Fazio, Fiorani, Consorte, Ricucci. Ma anche Tanzi, Geronzi, Cragnotti. Per loro i tre anni di sconto di pena previsti dall'indulto hanno il sapore della certezza della libertà. Fatti due conti, la nuova legge aiuterà tutti loro, in caso di eventuale condanna, a fare pochi o nessun giorno di carcere perché l'indulto - che copre tutti i reati commessi entro il 2 maggio scorso - "abbuona" di fatto sei, e non tre, anni di carcere, grazie alla possibilità di accedere prima del tempo all'affidamento ai servizi sociali e, in generale, alle misure alternative. Basta sfogliare il Codice penale per rendersi conto che le eventuali condanne più alte - che potrebbero aggirarsi sui dieci anni - saranno comunque ridotte sensibilmente. Considerando quanti chiederanno il giudizio abbreviato (con lo sconto di un terzo della pena) e che alcuni di loro hanno problemi di salute e di età, il gioco è fatto. Da ultimo, non va dimenticato che molte di queste indagini arriveranno a processo per il rotto della cuffia, grazie alla legge ex Cirielli, che riduce i tempi di prescrizione. Eccessivo parlare di colpo di spugna, obiettano gli avvocati. Ma che gli effetti della nuova legge servano anche ai protagonisti di tutti gli ultimi scandali bancari è indubbio. In caso di condanna la mano al portafogli, per risarcire le parti civili, dovranno mettercela comunque, perché l'indulto su questo non ha effetti. Ma i tempi saranno lunghi e le vittime dovranno pazientare anni. Così, resteranno in piedi anche le pene accessorie, come l'interdizione dai pubblici uffici.
Gli esempi si sprecano, solo fermandosi ai nomi che hanno riempito le cronache giudiziarie recenti. L'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio è indagato a Milano per aggiotaggio (pena massima sei anni) e a Roma per abuso d'ufficio (da sei mesi a tre anni). Indagini ancora aperte e collegate, perché l'inchiesta è sempre quella sulla fallita scalata di Bpi all'Antonveneta. Se Fazio dovesse essere processato e condannato al massimo della pena, grazie all'indulto la vedrebbe ridotta a metà. Per i suoi legali sarebbe facile ottenere l'affidamento ai servizi sociali. Per Calisto Tanzi il discorso è di poco diverso. L'ex patron della Parmalat, per motivi di salute e di età, difficilmente finirebbe in carcere, nonostante le accuse pesantissime. Ma l'indulto potrebbe fargli "saltare" o ridurre anche gli arresti domiciliari. Non ha problemi di età, invece, Gianpiero Fiorani, l'ad disarcionato della Bpi. L'inchiesta milanese è vicina alla chiusura: Fiorani è iscritto nel registro degli indagati per associazione a delinquere, aggiotaggio e riciclaggio. Anche per lui un calcolo, per quanto approssimativo, dovrebbe tenere conto di sei mesi di custodia preventiva (tra carcere e domiciliari) già scontati, dei tre anni dell'indulto e dei tre in cui utilizzare il "bonus" delle misure alternative. Questo vuol dire che anche a Fiorani (come al suo braccio destro Gianfranco Boni) rimarrebbe poco o nulla da scontare in carcere, almeno per quanto riguarda quel filone (perché, ovviamente, l'indulto si applica una volta sola, e non per ogni condanna). Forse, alla fine, chi rischia di più è Sergio Cragnotti, ex patron della Cirio. Lo scandalo dei bond argentini ha coinvolto migliaia di risparmiatori e fatto da apripista tra le indagini economico-finanziarie degli ultimi anni. Per il finanziere si è già aperta l'udienza preliminare per il crac Cirio, a Roma: la bancarotta fraudolenta - che è solo uno dei reati contestati - prevede condanne fino a dieci anni. Ma anche per lui, lo sconto dei tre anni per l'indulto, una volta arrivati in appello, potrebbe automaticamente far scendere la sua pena fino ai fatidici tre anni. Oltre i quali resta solo l'affidamento ai servizi sociali. Che di fatto vuol dire la libertà.

Addio a Riccardo Pazzaglia ...




Addio a Riccardo Pazzaglia - protagonista del salotto di Arbore

E' morto a Roma all'età di 80 anni. Domani i funerali in forma privata. Regista, attore, scrittore, divenne popolare con "Quelli della notte"


ROMA - Riccardo Pazzaglia se ne è andato in silenzio da vecchio signore napoletano quale era, così come aveva vissuto. E' morto oggi a Roma all'età di 80 anni e i funerali, per volere della famiglia, si svolgeranno domani in forma strettamente privata.

Scrittore, attore, regista e conduttore radiofonico era nato a Napoli nel 1926 e, probabilmente, sarebbe rimasto sempre dietro le quinte del palcoscenico se non fosse stato per Quelli della notte, trasmissione televisiva che lo catapultò in una improvvisa e inaspettata notorietà.

Era il 1985, il programma firmato da Renzo Arbore per la Rai divenne subito un cult cambiando per sempre il rapporto tra l'elettrodomestico più diffuso e i telespettatori. Lui, in quel calderone colorato, chiassoso e decisamente surreale, divenne personaggio proprio per quel suo modo elegante e sommesso di porgere le battute che, non a caso, entrarono fulminee nel gergo degli italiani. Aveva il compito di "alzare il livello della trasmissione", ovvero di riportare - o fingere di farlo, che era lo stesso - la banda volutamente scalcinata messa insieme da Arbore all'altezza di una tv dalle aspirazioni colte.

Un compito surreale - almeno quanto il programma - che svolgeva in modo adorabile, quasi in silenzio, riuscendo a imporre il proprio nonsense sul caos generale, senza alzare mai la voce. Lo aiutava sicuramente il fisico rotondetto e l'occhiale di chi aveva studiato. Ma anche quell'aria da "vecchio signore" assolutamente fuori registro rispetto al resto dello spettacolo.

Non a caso, il suo, era il ruolo del filosofo che a notte fonda si interroga sul senso della vita, sul chi siamo e da dove veniamo tentando di confutare con caparbietà la teoria del "brodo primordiale".

Arbore oggi lo ricorda così: "Era un grande uomo di idee, mai banale, che cercava sempre il diverso: basti pensare che le sue simpatie politiche andavano ai Borboni. Era l'antesignano di un umorismo raffinato, leggero e pulito".

Terminata la felice parentesi televisiva - Pazzaglia non parteciperà, tre anni dopo, all'altro grande contenitore arboriano Indietro tutta - il filosofo torna nell'ombra, evitando di sfarinarsi in comparsate e ospitate.

Pazzaglia è stato un regista eclettico anche se non felicissimo. Di lui si ricordano Separati in casa realizzato nell'87 sull'onda del successo televisivo insieme a Simona Marchini, tratto dal suo libro omonimo; L'onorata società (1961) con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Vittorio De Sica e Domenico Modugno cui seguì nel '65 La fabbrica dei soldi con Aldo Giuffrè, Carlo Croccolo e Marisa Merlini. Da attore ha interpretato quasi tutti i film di Luciano De Crescenzo, da Croce e delizia a 32 Dicembre e Il mistero di Bellavista.

Soprattutto è stato autore di testi melodici memorabili. Racconta sempre Arbore che tra i motivi di stima verso Pazzaglia c'era proprio "il suo essere un grande autore di canzoni, in particolare per Domenico Modugno, con il quale aveva una grande intesa. Scrisse brani come Sole, sole, sole, Lazzarella, Io, mammata e tu, Meraviglioso".

(4 ottobre 2006)

domenica, ottobre 01, 2006

Rialzo del petrolio






Rialzo per il petrolio dopo l’annuncio da parte di Venezuela e Nigeria che taglieranno la loro produzione per 170.000 barili al giorno già da sabato. Il taglio è pari al 7% circa della produzione OPEC.

Leggero ribasso per l’oro ieri dopo un’indicazione che l’inflazione potrebbe essere in aumento. Il tasso “core” dell’aumento delle spese per i consumi personali è stato in aumento del 2,5% ad agosto rispetto ad un anno fa. Questo aumento è stato il più grande degli ultimi 11 anni.

venerdì, settembre 29, 2006

PETROLIO e ORO recuperano e sono verdi






Rialzo per il petrolio ieri con i timori per un taglio della produzione Opec. Le scorte sono state di 324,8 milioni di barili (-100 mila barili rispetto alla settimana scorsa). Non si aspetta però una riunione straordinaria dell’Opec fino alla conclusione della festività mussulmana Ramadan verso la fine dell’ottobre. Gli USA continua ad importare delle quantità enormi di petrolio. La settimana scorsa ha visto delle importazioni per 11,1 milioni di barili al giorno, quasi un record. Questo fatto è visto dall’Opec come una prova di un mercato troppo ben fornito. Nonostante le importazioni da record, è interessante riflettere sul fatto che le scorte sono state in calo. La prossima settimana potrebbe indicare una crescita delle scorte invece per l’effetto della ripresa della produzione a Prudhoe Bay, che conta per circa 400 mila barili al giorno.


L’Oro segna un rialzo e supera la soglia di $600 l’oncia (per il contratto di dicembre). La spinta è arrivata dalla convinzione che la Fed non alzerà più i tassi per motivi di un rallentamento economico. I dati sugli ordini per i beni durevoli sono state sotto le attese: -0,5% ad agosto, mentre i dati annunciati precedentemente per luglio sono stati rivisti al ribasso: -2,7% rispetto al -2,4% precedentemente annunciato. Il martedì è stato la fine del secondo anno dell’accordo delle banche centrali sulla vendita dell’oro. Il calo del prezzo vicino alla scadenza non si è verificato, e questo fa pensare che non c’è stata una corsa per vendere prima della scadenza. I dati ufficiali delle vendite per l’anno saranno resi pubblici martedì prossimo.

sabato, settembre 23, 2006

Oro sale poco e petrolio ancora giù ...






L’oro ha chiuso in rialzo con le attese che la Fed ha finito definitivamente con il rialzo dei tassi d’interesse. I timori crescono per il rallentamento economico negli USA. L’indice dell’attività industriale della Fed di Philadelphia ha subito un forte rallentamento giovedì, dando un’indicazione piuttosto chiara che la crescita economica potrebbe non essere così forte nel futuro. I soldi che cercano un bene rifugio sono in crescita, dopo una settimana nella quale abbiamo avuto diverse indicazioni di “rischio paese”. E’ iniziato con la Tailandia dove c’è stato un colpo di stato, poi le manifestazioni in Ungheria e lo scandalo politico in Brasile subito prima delle elezioni. L’Ecuador ha indicato la possibilità di un default sul debito pubblico e la coalizione nella Polonia è caduta due giorni fa. La Sud Africa ha anche annunciato un deficit del conto corrente particolarmente alto.




Il calo continua per il petrolio con la scadenza di novembre che si avvicina a $60. L’ultima scadenza, dicembre 2012 quota già sotto questa soglia. Alcuni analisti dicono che $60 sarà il livello che l’Opec vorrà difendere a tutti i costi. La Petrologistics (una società che usufruisce di fonti di informazioni vicine ai porti di esportazioni per produrre report sulla produzione mondiale) dice che già nel mese di settembre l’Opec ha avuto un calo della produzione per 400 mila barili al giorno rispetto ad agosto. La maggior parte di questo calo è dovuta alla produzione dell’Arabia Saudita, il “swing producer” del gruppo. Effettivamente per le nazioni dell’Opec, i ricavi in più che hanno ricevuto negli ultimi anni sono diventati necessari per tenere insieme delle nazioni che altrimenti avrebbero delle grandi difficoltà solo per sopravvivere.

venerdì, settembre 22, 2006

Petrolio a 60 $ ......









Il petrolio continua a calare. Le scorte sono in calo ma rimangono sempre sopra il range degli ultimi anni: 324,9 milioni di barili (-2,8 milioni di barili rispetto alla settimana scorsa). Le scorte sono più alte di 16,8 milioni di barili rispetto all’anno scorso. Il prezzo viene trainato in basso dalla crescita delle scorte dei prodotti raffinati come la benzina e la nafta. I prezzi più bassi per questi prodotti riducono i margini di guadagno per le raffinerie e quindi diminuirà la domanda per il petrolio greggio. Il crollo del petrolio dalla fine di luglio fino alla fine di settembre ha visto la perdita di quasi $18 per barile o quasi 25%. La curva delle scadenza offre un’opportunità interessante per chi crede nel picco del petrolio: il petrolio meno costoso adesso è quello per consegna nel dicembre del 2012.



Leggero rialzo per l’oro ieri dopo la decisione (in linea con le attese del mercato) di lasciare i tassi d’interesse invariati negli USA. La Fed ha indicato che alcuni rischi di inflazione rimangono e che quindi ci potrebbe essere bisogno di un altro stretto monetario più avanti. Hanno detto anche che secondo la loro analisi, le pressioni inflazionistiche dovrebbero “moderare” col tempo. Bisogna dire che il calo dei prezzi dell’energia sta aiutando molto in questo momento (anche se il tasso “core” li esclude) e potrebbe rivelare la posizione giusta quella di “stare a vedere” invece di continuare con il rialzo dei tassi. E’ altrettanto probabile che la Fed sia preoccupata per la situazione nel mercato immobiliare dove non è ancora chiaro gli effetti che avrà sull’economia in generale.

lunedì, settembre 18, 2006

15/09/2006 - Petrolio ancora giù .....





Una seduta in calo per tutte le scadenze tranne l’ottobre di 2006. Le quotazioni rimangono sotto pressione e attualmente sono intorno ai minimi degli ultimi sei mesi perché le scorte indicano una fornitura adeguata per l’inverno. Gli osservatori del mercato del petrolio si stanno interrogando sui motivi per questo calo: è veramente solo una questione stagionale oppure stiamo assistendo ad un cambiamento strutturale? L’IEA di Parigi ha indicato questa settimana che i suoi dati potrebbero sottostimare la domanda reale mondiale per circa 400 mila barili al giorno. Però per sia il 2006 che il 2007, l’IEA ha abbassato le stime della crescita della domanda. Allo stesso tempo, ha anche abbassato le stime per la produzione di petrolio ex-Opec. E’ da notare che il prezzo del future dicembre 2012 è il più basso dell’intera curva delle scadenze a parte l’ottobre 2006.


Leggero calo per l’oro ieri dopo i dati sui prezzi al dettaglio che hanno indicato un calo dell’inflazione rispetto al mese precedente. I prezzi al dettaglio per agosto sono stati in aumento dello 0,2%, e in aumento del 3,8% rispetto ad un anno fa. Escludendo il cibo e l’energia, l’aumento è stato sempre dello 0,2% per il mese ma in aumento solo del 2,8% rispetto all’anno precedente. La conseguenza di questi dati potrebbe essere un prolungamento della pausa per il rialzo dei tassi d’interesse iniziata il mese scorso. Il mercato dei future sui tassi sconta un taglio dei tassi prima della metà del 2007. La liquidazione delle posizioni speculative sta prendendo piede e potrebbe continuare anche nella prossima settimana.

domenica, settembre 10, 2006

Petrolio a 66,25 ancora giù .....




Il petrolio tocca i minimi degli ultimi 5 mesi ieri dopo l’annuncio della BP che la produzione di Prudhoe Bay riprenderà prima di quanto precedentemente indicato. La società ha detto che il campo potrebbe tornare alla sua piena capacità di 400 mila barili al giorno entro la fine di ottobre. Ci sono stati dei problemi al campo legato alle condizioni dell’infrastruttura, soprattutto i tubi dove ci sono stati problemi di corrosione e perdite. In altre notizie, la società Royal Dutch Shell ha indicato che la produzione della sua piattaforma “Mars” nel Golfo di Messico è arrivata a 190 mila barili al giorno, un aumento del 20% rispetto ai livelli di produzione prima di Katrina un anno fa. La zona di Mars è stata una delle più danneggiate durante l’uragano ed è tornata in produzione solo a maggio di quest’anno.

venerdì, settembre 08, 2006

Dopo un massimo viene una discesa ... compreso

Oro (chiusura a 618,90 min 615,00) e Petrolio (chiusura a 67,32 min 66,76)

Il petrolio continua il suo calo, nonostante i dati sulle scorte: 330,6 milioni di barili (-2,2 milioni di barili rispetto alla settimana scorsa). Il calo è stato legato più che altro all’aumento dei prodotti raffinati (benzina e nafta) che implica un mercato dove le tensioni sono in calo. Il calo delle scorte di petrolio è dovuto, secondo l’EIA (Energy Information Agency) al calo delle importazioni, che sono state di 10,4 milioni di barili al giorno per la settimana fino al 1° settembre, un calo di quasi 800 mila barili al giorno rispetto alla settimana precedente. Un analista ha commentato su un fenomeno interessante: questo Labor Day ha segnato la prima volta in due anni che il prezzo del petrolio è più basso rispetto all’anno precedente. Si pone la domanda se questo è l’inizio di un cambiamento di rotta per questa materia prima.

Calo per l’oro ieri con i timori per un altro rialzo dei tassi d’interesse, reso necessario per il contenimento dell’inflazione. Altri analisti ritengono invece che l’inflazione dovrebbe calare insieme ai prezzi d’energia. Questo ragionamento segue come conseguenza dell’osservazione sopra nella sezione sul petrolio: se i prezzi dell’energia sono in forte calo, si potrebbe ragionevolmente aspettarsi un calo dell’inflazione. Alcuni analisti quantificano l’effetto in un tasso d’inflazione per il settembre di 2,5% rispetto al 4% di agosto. Durante il periodo, il petrolio greggio è stato in calo di 10%. Il calo dell’oro è probabilmente anche legato al calo apparente delle tensioni mondiali. La società sud-africana Goldfields ha annunciato che amplierà la produzione di due delle sue miniere già esistenti. L’effetto sarà un aumento di 10 milioni di once spalmate nel periodo 2011 – 2021.

mercoledì, agosto 30, 2006

Corrire della Sera - 29 agosto ... Dipendenti nullafacenti ...

Tagli di spesa ed efficienza nel pubblico impiego

Il sindacato e i nullafacenti

di Pietro Ichino


Alla proposta di individuare i dipendenti pubblici totalmente improduttivi e di incominciare a tagliare lì, piuttosto che tagliare sugli investimenti o sui servizi pubblici che funzionano (Corriere, 24 agosto), i sindacalisti del settore hanno risposto, come previsto, con un «no» secco: niente licenziamenti; semmai «mobilità» e incentivi. Però hanno riconosciuto che il problema esiste, e in misura non trascurabile. Questo è già un passo avanti notevole: tutti dunque concordano che nell'amministrazione pubblica c'è una quota rilevante di nullafacenti.
Allora, che cosa intende fare di questi nullafacenti il ministro della Funzione pubblica? Continuare a voltar la testa altrove e a pagar loro lo stipendio a tempo indeterminato, mentre si taglia sulla spesa utile e sugli investimenti, sarebbe oggi intollerabile: non dimentichi, il ministro, che non si tratta dei lavoratori deboli e poco produttivi, ma di persone che non fanno proprio nulla, non ci sono e quando ci sono è come se non ci fossero; una categoria che alligna solo nel settore pubblico. È giusto ascoltare con la massima attenzione quel che dice il sindacato, ma nella materia di sua competenza, cioè in quella della protezione dei lavoratori; i nullafacenti, per definizione, non sono lavoratori.
Esaminiamo, comunque, le tesi dei sindacalisti su questo problema. La prima: licenziare non si deve, mai. Ma non sono forse licenziamenti anche i prepensionamenti di impiegati anziani che il governo sta studiando in questi giorni, con il tacito consenso degli stessi sindacalisti? E licenziando gli anziani, non si rischia di privare indiscriminatamente gli uffici pubblici di competenze talvolta preziose e insostituibili? Se ridurre gli organici bisogna, non è meglio incominciare con l'impiegato totalmente improduttivo, riservandogli per due o tre anni un trattamento di disoccupazione pari alla pensione anticipata che verrebbe data altrimenti all'anziano produttivo, e ovviamente verificando che non abbia un'altra occupazione nascosta e che sia davvero disponibile a un'occupazione regolare? Veniamo alla proposta alternativa della «mobilità ».
I sindacati del settore pubblico fino a oggi si sono sempre opposti in modo fermissimo a qualsiasi trasferimento autoritativo di dipendenti pubblici: la «mobilità» che essi propongono è solo quella «volontaria ». Ma questa non risolve il problema: nessun impiegato nullafacente ha mai acconsentito a trasferirsi in un ufficio dove si deve lavorare sul serio. In molti casi, poi, anche il trasferimento autoritativo non risolve il problema: per esempio, se un professore non insegna, perché ha altre cose da fare o perché non conosce la materia che dovrebbe insegnare, trasferirlo altrove significa soltanto infliggere il danno ad altri studenti. I sindacalisti del settore pubblico sostengono poi che il problema potrebbe essere risolto con gli incentivi economici. Tutti noi, però, conosciamo la determinazione con cui loro stessi hanno sempre perseguito gli aumenti salariali indifferenziati e hanno di fatto impedito l'attivazione di sistemi retributivi capaci di premiare impegno e produttività.
È comunque evidente che non può essere un premio di produzione a sradicare il fenomeno dei nullafacenti. A me sembra che la sola soluzione efficace sia quella a) di un organo indipendente di valutazione che individui i nullafacenti, almeno quelli più smaccati (operazione relativamente facile); b) di una norma che stabilisca nella massima inefficienza e inutilità il criterio prioritario di scelta da applicare per la riduzione del personale pubblico, incominciando dai dirigenti; c) diunprocedimento giudiziale nelquale il giudice, quando annulli un licenziamentoimpugnato, accerti altempostesso chi altro debba essere licenziato secondo la corretta applicazione dei criteri stabiliti, previa, ovviamente, chiamata in causa del nullafacente interessato, a garanzia del suo diritto di difesa.
Questa soluzione ai sindacati del settore pubblico non piace? Ne propongano un’altra;manon le chiacchiere che si sono sentite fin qui: una soluzione vera, incisiva, efficace. Certo, per essere efficace qualsiasi soluzione comporterà maggior rigore in un sistemache per decenni è stato intollerabilmente lassista. D'altra parte, la lotta alle rendite—comesi è appenavisto nella vicenda del decreto Bersani — qualche durezza la richiede («la rivoluzione non è un pranzo di gala»). E la posizione di rendita dei nullafacenti del settore pubblicononmerita indulgenza maggiore rispetto a quelle, tutto sommato meno costose per la collettività, dei tassisti edi alcune categorie di liberi professionisti.
Da una parte c'è l'interesse dei nullafacenti a continuare a godere della rendita che finora è stata loro assicurata; dall'altra c'è l'interesse della maggioranza dei lavoratori pubblici—quelli veri—a una retribuzione adeguata, l'interesse dei precari a uscire dall'apartheid cui sono stati finora condannati, l'interesse della collettività a non veder tagliare gli investimenti necessari per lo sviluppo economico del Paese. In questo conflitto di interessi i sindacalisti del settore pubblico da che parte stanno?

29 agosto 2006


Le reazioni dopo l'editoriale del professor Ichino sul Corriere della Sera

Dipendenti nullafacenti, Prodi apre

Cgil: «Diffamatorio come Berlusconi da premier.
La Uil: «Non tocca al sindacato».
Cisl: «Provocazione». Ma i lettori apprezzano


Pietro Ichino dialoga con i lettori su recupero di efficienza del pubblico impiego, nullafacenti e sindacato La proposta di Pietro Ichino, che sul Corsera del 29 ha scritto un editoriale dal titolo «Il sindacato e i nullafacenti», lanciando l'idea di una commissione che valuti quali lavoratori dello Stato sono i più nullafacenti e ne proponga il licenziamento (uno ogni cento era la proposta del giuslavorista) è arrivata anche alle orecchie del presidente del Consiglio. Romano Prodi, intervistato alla festa dell'Udeur a Telese, apre a Ichino pur facendo dei distinguo: «In ogni mestiere servono i controllori- dice il premier- servono i controlli sui professori universitari che non fanno lezione o su chi si dà malato».

Insomma, «il discorso di Ichino sulla necessità seria di controlli anche nella pubblica amministrazione sia giusto, ma dando il diritto ai controllati di difendersi e perciò in questa commissione dovrebbero avere una parola, un ruolo, anche i sindacati». Certo è, conclude Prodi, che «non possiamo permetterci di avere degli intoccabili».Dopo quella di Prodi, arriva la presa di posizione del ministro per le riforme e l'innovazione nella Pubblica amministrazione, Luigi Nicolais (Ds): «Il licenziamento non è la strada migliore per rendere più efficiente la pubblica amministrazione. È preferibile migliorare i sistemi di valutazione, dando la parola ai cittadini, che sono i fruitori dei servizi».

«Nel disegno di legge che sto mettendo a punto è prevista proprio la possibilità per gli utenti di valutare l'efficienza e l'efficacia del lavoro della pubblica amministrazione», ha spiegato Nicolais, prendendo le distanze dalla polemica sui dipendenti pubblici nullafacenti, partita con i fondi di Pietro Ichino sul Corriere. «Come in tutte le amministrazioni esistono elementi di debolezza che non devono far dimenticare però i punti di eccellenza», ha detto il ministro, che ha ribadito l'importanza dell'elemento umano nel lavoro. A difesa dei lavoratori della pubblica amministrazione è intervenuto anche Paolo Nerozzi della segreteria Cgil: «Non esistono nullafacenti - ha detto -. Le responsabilità dell'inefficienza dovrebbero essere ricercate piuttosto nelle dirigenze, non sempre idonee, e gli sprechi nel moltiplicarsi dei consigli di amministrazione e degli enti inutili, rispolverati nei cinque anni di governo Berlusconi». L'editoriale dunque ha innescato un ampio dibattito nel mondo politico e sindacale italiano ma anche tra i lettori che approvano le posizioni del professore, come testimoniano le numerose email che sono giunte in redazione. Tanto che Corriere.it ha ritenuto opportuno aprire un forum sull'argomento, nel quale lo stesso Ichino risponde ai lettori.

Ichino propone di iniziare a tagliare dai dipendenti pubblici improduttivi e nullafacenti piuttosto che dagli investimenti o dai servizi pubblici che meglio funzionano. Ichino, tra l altre cose, propone un organo indipendente di valutazione che individui i nullafacenti, almeno quelli più smaccati. «La posizione di rendita dei nullafacenti del settore pubblico non merita indulgenza maggiore rispetto a quelle, tutto sommato meno costose per la collettività, dei tassisti e di alcune categorie di liberi professionisti», dice Ichino.

Sui dipendenti pubblici il professor Ichino «sbaglia e persevera nell'errore», commenta il segretario generale della Funzione pubblica Cgil, Carlo Podda. «Ichino non dà dati empirici, non fa confronti con il resto d'Europa, né segnala un caso in cui queste ricette abbiano dato risultati. Quella di Ichino è solo campagna diffamatoria, in linea con la posizione sui dipendenti pubblici di Berlusconi quando era presidente del Consiglio. Ichino è rimasto vittima di un colpo di sole».Per una maggiore efficienza della pubblica amministrazione bisognerebbe «semplificare le procedure» piuttosto che «criminalizzare i lavoratori». Lo sostiene il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo. «Se le cose non funzionano e ci sono i nullafacenti bisogna vedere perché si permette loro di esserlo. Ci sono modi per verificare chi lavora e chi no. Spetta ai capiufficio e ai dirigenti individuare chi non lavora. Non si capisce perché debba toccare al sindacato».

Il segretario generale della Uil pubblica amministrazione, Salvatore Bosco, dice di «non capire il nesso tra le problematiche sollevate e la posizione del sindacato. Non è con i tribunali speciali o con la logica delle delazioni che si può realizzare l’obiettivo di una pubblica amministrazione più efficiente, ma con la corretta applicazione della normativa che già esiste».«Ichino utilizza un luogo comune con frasi trite e ritrite», secondo il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Ooccorre un nuovo piano industriale per la pubblica amministrazione».«È una provocazione che spero e credo non abbia ispiratori nel governo», replica il segretario confederale e responsabile del pubblico impiego della Cisl, Gianni Baratta. «Un atteggiamento di moralizzazione ogni oltre limite che non dà un contributo serio al problema di migliorare l’efficienza dei servizi nella pubblica amministrazione. E poi le purghe appartengono alla cultura bolscevica».«Invece di discutere sull'inefficienza di lavoratori, che giornalmente con il loro impegno consentono alla macchina statale di non fermarsi», afferma Fulvio Depolo dell'Ugl statali, «sarebbe più opportuno attivare un osservatorio con il fine di avviare un serio controllo sugli sperperi nella pubblica amministrazione».

Ma la posizione del professor Ichino ha trovato estimatori tra i lettori, come lo testimoniano le numerose email che sono giunte in redazione.
«Mi auguro che il governo voglia finalmente affrontare il problema storico degli impiegati pubblici 'inesistenti' nullafacenti o meglio attivissimi in lavori produttivissimi solo per il medesimo», scrive Luca Biliotti. «Lo faccia per rispetto dei dipendenti pubblici che lavorano, questi sì che devono essere tutelati dai sindacati».«Mi viene da pensare che ci sia sempre un'eterna volontà a lasciare le cose così come stanno», è l'amara considerazione di Ludovico, 26 anni, laureato precario a 830 euro al mese. «A lasciar cadere e sprofondare questo Paese che sta perdendo tutte le sfide della globalizzazione giorno dopo giorno. Un Paese che ha veramente paura di investire nei giovani».«Non capisco perché non si estende ai lavoratori del settore pubblico la legislazione che regola i rapporti di lavoro nel settore privato», si domanda Alfredo Ancora, di Lecce. «Compreso il licenziamento per giusta causa e giustificato motivo prevsito dallo Statuto dei lavoratori, che gli stessi sindacati, giustamente, hanno difeso strenuamente pochi anni fa».«Ichino quantifica i nullafacenti intorno all’1%, ma è ottimistico», porta la sua esperienza Sara Smarti, 36 anni, laureata con 110 e lode, titolo di avvocato, vari master e corsi post universitari. «Nella mia amministrazione (lavoro in un ministero) adocchio e croce io licenzierei il 20% del personale perché assolutamente inutile, improduttivo, incapace. Sono di sinistra, ma quello che ho visto in cinque anni di amministrazione mi ha reso spietata con questa categoria di persone. Ma ci sono anche quelli che non hanno perso ancora del tutto l’entusiasmo di lavorare e vorrebbero trovare il modo di farlo».

30 agosto 2006